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      Questa lettera, in cui si promettea un generale perdono, e la conferma de’ loro privilegi, era de’ 19 di aprile, e fu spedita al vicerè, acciò la facesse capitare a’ senatori di quella città, come fu eseguito (1802).
      La lettera del serenissimo Giovanni d’Austria non produsse quello effetto, ch’ei si era immaginato. I senatori, la nobiltà, e la cittadinanza, o che paventassero lo sdegno de’ Francesi, o che si fosse ne’ loro cuori così radicato l’odio contro gli Spagnuoli, che preponderasse al malcontentamento del dominio francese, persistettero nella loro ostinazione. Essendosi perciò perduta ogni speranza di ridurli al dovere, pensò quel savio principe, che forse avea in animo di richiamare il marchese di Castel Roderico, di spedire in Sicilia il duca di Bornaville peritissimo nell’arte della guerra, acciocchè avesse il general comando delle armi regie nel nostro regno (1803): colpo fatalissimo al vicerè, che si presagì, che breve sarebbe stata la sua permanenza nel viceregnato.
      Non avea lasciato il detto vicerè di prepararsi nella vegnente campagna a risarcire il danno della passata. Avea egli date delle provvidenze, per ridurre in ottimo stato le fortificazioni, che poteano essere invase dai Francesi, e sopratutto avea ordinato, che alla Torre del Faro, ch’era tuttavia in potere degli Spagnuoli, vi si ergesse un nuovo baluardo. Avea anche curato, che la capitale, che ben due volte si era trovata a pericolo d’essere invasa da’ Francesi, fosse ben fortificata; e fra le altre cose, mentre era in Palermo, si era occupato a terrapienare il bastione della porta di Carini; alla quale opra concorsero le braccia di tutti gli abitanti, essendosi veduta la nobiltà, il ministero, i regolari, i preti, e così gli altri cittadini, previo l’esempio del vicerè, portare ciascheduno un cesto di terra; di modo che in breve tempo fu colmato quel baluardo, la di cui custodia restò affidata alla fedeltà, e vigilanza degli artisti (1804). Fe anche piantare alla lanterna del Molo una batterìa di cannoni a fior d’acqua, per difendere la città da’ bastimenti nemici, che doveano necessariamente passare per quella punta prima d’entrare in porto (1805).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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