Tostochè adunque fu avvisato della morte del suddetto vicerè, e di quanto si era determinato dal sacro consiglio, congedossi da S.S. e da’ suoi colleghi, e fatto fagotto, si partì colla galea, che gli era stata spedita. Arrivò in Palermo a’ 13 di maggio, e andossene ad abitare nel vacante palagio arcivescovale, poichè il reale trovavasi tuttavia occupato dalla viceregina. Monsignor Luzan erane partito sino dall’anno antecedente, ed era stato già trasferito alla chiesa di Palenza nel regno di Leon (1817). Nello stesso giorno passò alla cattedrale a prendere il solito possesso, come luogotenente, alla presenza del senato, del sacro consiglio, e della nobiltà.
Non era questo porporato di quegli ecclesiastici, a’ quali un tempo piacea di cinger la spada, e di vestir l’usbergo, quantunque il loro grado lo vietasse. Lasciò egli che il militare fosse amministrato dal duca di Bornaville, che arrivò in Palermo nel seguente mese di giugno, ed ei si applicò solamente al politico. Partì dietro ad alcune conferenze tenute col cardinale il mentovato duca comandante, e andossene a Milazzo per fare la campagna, e cercare ogni modo di allontanare i Francesi dall’isola. Trovò egli al suo arrivo, che costoro si erano già impadroniti della Scaletta, aprendosi così una comunicazione fra Messina, e Taormina. La detta piazza sorge sopra una collina distante un miglio dal mare, e framezza fra la mentovata città di Messina, e il capo detto di s. Alessio. Per togliersi il duca di Vivonne quest’ostacolo, fece attaccare dai vicini colli quel castello, e spedì le galee con soldatesche alla spiaggia vicina, acciò dall’altra parte del mare ne eseguissero lo assedio.
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