La guarnigione spagnuola trovandosi fra due fuochi, nè potendo reggere alla superiorità delle forze nemiche, cedette alla fine, e capitolò a patti vantaggiosi. Dopo questa conquista s’impadronirono i Francesi del posto di s. Placido, e così restò aperta, e libera la strada per Taormina.
In questo stato trovò il duca di Bornaville gli affari militari; ma ciò, che più lo crucciava, fu che si accorse, ch’erano nati de’ disgusti fra gli uffiziali dello esercito: dissensione sempre nociva a’ progressi militari. Per rimettere ogni cosa in ordine, con dolci, ed amabili maniere rappacificò gli animi fra di loro nemici, e suscitò in essi il [411] desiderio di risarcire l’onore perduto nelle passate campagne. Presi di poi in considerazione i principali luoghi, che poteano essere attaccati da’ Francesi, dispose delle guarnigioni ne’ posti più importanti, e ordinò le cose in modo, che al primo movimento dei medesimi fossero sempre pronte le sue soldatesche a resistere.
Il Duca di Vivonne, che dopo l’acquisto della Scaletta non si era impadronito, che della piccola terra di Calatabiano, il di cui castello restava tuttavia in potere degli Spagnuoli, quando gli arrivò il soccorso di quattro mila, e sessanta soldati francesi, e di cinquecento sessanta svizzeri, che gli recò da Francia il commendatore di Valbelle, s’imbarcò sulla flotta, e si fe vedere a fronte di Siracusa, di Catania, e di Milazzo: veleggiando ora da una, ora dall’altra parte senza far capire, qual fosse il suo disegno. Dietro a tante braverìe ritornò a Messina, e sbarcate le soldatesche, ordinò che ne marciassero dieci mila verso Taormina, e spedì le galee a Mascali per soccorrerle.
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