Il duca della Fogliada, vedendo ch’erano inutili tutti i tentativi per invadere gli altri luoghi della Sicilia, o per sostenere quelli, che possedeva la corona di Francia, si affrettò di eseguire i segreti comandi del suo re; ed avendo fatte evacuare dalle soldatesche francesi le piazze di Messina, affidandone la difesa a quei cittadini, ed agli Svizzeri, fe correr voce, che avea in animo di fare una strepitosa impresa; e per dare una maggiore apparenza allo sparso grido, fe andare in Agosta tutta la cavallerìa, e molte compagnie di fanti con diversi attrezzi militari. Pur nonostante i penetranti ingegni messinesi indovinarono quel ch’era; e già per la città si divulgò la partenza de’ Francesi. Il duca allora temendo qualche tumulto, e che gli fosse impedita la libertà di andarsene, subito s’imbarcò, e levate le ancore della sua comandante, quando si trovò fuori di tiro da’ cannoni delle fortezze, fece alto, e chiamò a bordo i senatori, i nobili, ed i consoli degli artisti, sotto il pretesto, che dovea comunicar loro il nuovo suo progetto. Arrivati costoro alla nave reale, svelò il duca gli ordini ricevuti dal re Cristianissimo, cioè di evacuare la Sicilia dopo i sedici di marzo (1822).
È cosa difficile a riferirsi la costernazione di quegl’infelici nel vedersi abbandonati in potere degli Spagnuoli, che ne avrebbono tratta aspra vendetta. Indarno eglino lo scongiurarono ad indugiare qualche altro giorno; quel maresciallo non potea compiacerli senza disubbidire al suo monarca, e solo accordò loro, che potessero seco partire quei nobili, e cittadini, che volessero staccarsi dalla propria patria.
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