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      Ebbe il vicerè in questo parlamento l’usato dono d’once mille, e il suo cameriere maggiore cogli uffiziali regî furono del pari regalati, come nelle altre antecedenti radunanze.
      Nella ripartizione di questo denaro straordinario, che far si dovea dalla deputazione del regno, sono due cose degne di essere osservate. La prima, che si volle compresa la città di Messina per la somma di diecimila scudi, la quale avea sempre preteso di non dover contribuire ne’ doni straordinarî; e l’altra, che mancando cinquantamila scudi a compiere la somma degli offerti dugento mila, si dimandò al re la facoltà di poter piantare un così detto Zagato, o fondaco, in cui si vendesse da un solo il tabacco con diritto proibitivo, escludendosi qualunque altro dal farne mercatura (1843). Contavasi, che questo diritto potesse vendersi dalla regia corte per il valore de’ 50 mila scudi, che mancavano; e fu stabilito, che vendendosi di più, il sopravvanzo cadesse a benefizio dell’erario regio: ma sempre per impiegarsi nelle fortificazioni. Che se si affittasse per meno, allora si considerasse per minore l’offerta de’ dugento mila scudi, senza che il regno fosse tenuto a darne il supplemento (1844).
      Per la convenevole distribuzione de’ donativi fu certamente stabilito, che si facesse una nuova numerazione delle anime, sebbene gli atti rapportati dal Mongitore non lo additino. Questa fu compita nell’anno seguente 1681, e fu la duodecima di quelle, che sono arrivate a nostra memoria. Vi si trovò, che il numero degli abitanti montava ad un milione, undeci mila, e settantasei, non compresi quelli che abitavano nella capitale; di modochè dall’anno 1651 sino all’anno 1681, cioè nello spazio di soli trenta anni, la popolazione della Sicilia era cresciuta presso a cento trentotto mila, attesochè l’antecedente non avea oltrepassati li ottocento settantatrè mila settecento quarantadue (1845). Egli è vero, che negli antecedenti calcoli non era numerata la città di Messina, che in questo fu compresa; ma questa differenza non potea partorire un maggior divario, che quello al sommo di sessanta, o settanta mila (1846). Furono in questa adunanza dimandate alcune grazie, che possono osservarsi nella raccolta de’ capitoli del regno (1847).


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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