Sebbene colla pace di Nimega paresse che non dovesse esservi più guerra fra le due corone di Spagna, e di Francia; nondimeno il re Luigi XIV sotto non sappiamo [424] quali nuovi pretesti di certe vecchie pretensioni inquietava coloro, coi quali si era pacificato (1860). Perdette la Spagna durante la stabilita pace le contee di Cortrai, e Dismude nelle Fiandre; ed erano così rapidi i progressi delle truppe francesi, che convenne divenire a nuovi patti, e contentarsi di una tregua di venti anni, che fu stabilita nel congresso di Ratisbona ai 15 di agosto 1684, per cui furono restituite alla Spagna le due contee invase, quantunque ridotte a due scheletri, avendone il re Cristianissimo fatte prima diroccare le fortificazioni. Di questo armistizio fu avvertito il conte di Santo Stefano, il quale nello entrare l’anno 1685 lo fe pubblicare per tutto il regno, ordinando che se ne stampassero gli articoli, affinchè sapessero i Siciliani, che si era già aperto il libero commercio fra’ vassalli di ambedue lo corone (1861).
      In questo istesso anno fu il vicerè sorpreso da uno strano dolore. Avea egli pochi mesi prima perduto uno dei suoi figliuoli tratto a morte in tenera età; ma dietro a questo dispiacere ne subentrò un altro, da cui restò veramente abbattuto. La sua nuora Teresa della Cerda, che ei teneramente amava, e che per la rara sua bellezza, e per gli angelici costumi, dei quali era adornata, si faceva universalmente adorare, nelle maggiori speranze, in cui erano così il suocero, che il marito marchese di Solera, che potesse dare eredi alla loro rispettabile famiglia, si ammalò di un morbo, che la perizia dei medici non seppe conoscere, e che tratto tratto accrescendosi la condusse a morte ai 24 di aprile (1862). Ne restò egli inconsolabile, e per renderle gli ultimi uffizî di amore e di riconoscenza, ordinò che se le facessero l’esequie con pompa veramente reale (1863), come fu eseguito.