Ma i più lieti di essersi liberati dal giogo di questo vicerè furono certamente i Messinesi, e i tribunali de’ giureperiti. L’asprezza, con cui furono trattati i primi, che noi abbiamo descritta, rese allora, e rende anche oggidì odioso sempre presso di loro il nome del conte di Santo Stefano. Il ministero poi l’ebbe sempre in esecrazione e per l’imperiosa maniera, con cui depose l’intero tribunale della gran corte criminale, e per il sistema che v’introdusse: dando direttamente per mezzo della sua segretarìa le determinazioni, che prima erano della pertinenza dei tribunali di giustizia (1879), risoluzioni, che allo spesso nè erano legali, nè conformi al diritto siciliano, e diminuivano l’autorità de’ ministri. Che che ne sia della verità di questi fatti, egli è certo, che il conte arrivato a Madrid fu accolto benignamente dal re Cattolico, e prima che spirasse l’anno fu destinato per vicerè, e capitan generale nel regno di Napoli (1880).
Condotto avea seco per suo segretario il duca di Uzeda il bravo uomo Felice Lucio de Spinosa, uomo pieno di meriti, sagace, e giusto, alla di cui attività debbonsi attribuire gli ottimi principî del nuovo governo; imperocchè il vicerè da sè stesso era così fervorosamente portato per gli studî, e particolarmente per le matematiche, che punto non incaricavasi degli affari politici. Furono perciò opera di questo illustre segretario gli ordini viceregî, co’ quali s’insinuava a’ ministri la retta amministrazione della giustizia, e principalmente quelli che riguardavano lo esterminio de’ pubblici banditi, e de’ ladri di campagna, che inquietavano i viandanti, ed impedivano il libero commercio.
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