Questo terribile flagello, che apportò alla Sicilia stragi, e danni immensi, fu reso memorabile con una medaglia. Appare nel diritto la Sicilia sedente in terra in uno atteggiamento mesto, e melanconico, colle braccia innalzate verso il cielo, nel destro delle quali vi si vedono le tre coscie, che sono la caratteristica sua, e di attorno sta scritto: SICILIA AFFLICTA. Evvi nel rovescio nel bordo della medaglia il testo di S. Luca: PUTATIS ILLOS SUP. QUOS CECID. TURR. IN SILOA. PRAET. OMN. PECCAVISSE? LUC. 13. Nel mezzo sta posta la seguente epigrafe.
MEMOR.
SICILIAE.
D. 9. ET 11. JAN.
A. MDCXCIII.
HORR. TERRAE. MOT.
CONVULS. SYRAC. AUGUST.
CATAN. MESSIN. XIV. URBIB.
MAI. CORRUENTIBUS. XVI. MIN.
PROSTRATIS. IN. AMNESMAR. INFLUENT.
RUPTIS. MONT.
STRAGE 100000.
HOM.
Cioè: Memoria Siciliae die nona, et undecima januarii anni millesimi sexcentesimi nonagesimi tertii horrendi terraemotus, convulsis Syracusis, Augusta, Catana, Messina (legge Messana) quatuordecim urbibus majoribus corruentibus, sexdecim minoribus prostratis, in amnes mare influente, ruptis montibus, strage centum millium hominum.
Il vicerè d’Uzeda al tristo annunzio, ch’ebbe, per cui seppe ch’erano cadute da sessanta fra città, e terre, fe tosto partire tre ministri rispettabili. L’uno fu mandalo a Lentini, l’altro a Siracusa, e il terzo a Catania; i quali furono incaricati di soccorrere i viventi ne’ pressanti bisogni in cui si ritrovavano: di disotterrare quelli ch’erano sotto le rovine, vivi, e morti che fossero: e di curare che i cadaveri, da’ quali potea nascere la infezione, fossero tostamente seppelliti.
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