Compiva già il terzo triennio del suo viceregnato il duca di Uzeda; e la corte non volendolo più lasciare in questo governo, sull’entrare dell’anno 1696 ne lo richiamò, e gli destinò il successore. Questa notizia riuscì lieta ai Siciliani, ch’erano oramai stanchi di soffrire il di lui aspro governo. Essendosi egli abbandonato, come si è detto, nelle mani del suo segretario de Haedo, ogni cosa nel regno divenne venale, e non solo vendevansi le cariche, e le grazie, ma gli atti di giustizia ancora. Lo stesso duca non fu libero dal sospetto, che profittasse ancora egli delle iniquità del suo segretario, e cercasse di arricchirsi. Oltrachè partì egli carico di denari, portò seco una superba raccolta di pitture, di statue, e di altre pregevoli antichità, e manifatture, delle quali spogliò il regno, e che ottenne a vile prezzo, o in dono, mostrando piacere di averle. La di lui biblioteca qualora venne in Sicilia non era molto copiosa, [434] ma divenne poi rispettabile e per la quantità de’ libri, e per la rarità, e la eccellenza delle edizioni, oltre i manoscritti del Lascari, che nominati abbiamo. Nondimeno ci sono restati molti ottimi regolamenti di questo vicerè, ed oltre a quelli, che abbiamo riferiti, che furono opera del valente segretario de Spinosa, è degno di essere osservato il bando, ch’ei promulgò a’ 16 di gennaro 1692, con cui riformò alcuni abusi introdottisi ne’ lutti, e ne’ funerali (1917).
CAPO XXXVIII.
Pietro Celon duca di Veraguas vicerè.
Quantunque la elezione del duca di Veraguas al viceregnato di Sicilia siesi fatta in Madrid a’ 21 di febbrajo dell’anno 1696, nondimeno non ne venne egli al possesso, che nel mese di maggio.
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