Volle che le gabelle del patrimonio civico si riscuotessero da tutti, soggettandovi ancora i soldati della sua guardia, e i suoi familiari: dando così egli il primo esempio per estirparsi gli enormi abusi, che vi si erano introdotti (1919). Questi ottimi principî di governo diedero una certa speranza a’ Siciliani, che avrebbono goduta una sorte migliore di prima, e tale la provarono, come diremo; a segno che ci reca meraviglia, come il Longo (1920), malgrado gli attestati degli altri scrittori, che fanno gli encomî a questo viceregnato, abbia voluto dirci che il duca di Veraguas, trattane l’ilarità dell’animo, e la dolcezza del tratto, non era migliore dello Uzeda.
Fu quest’anno 1696 ferace in avvenimenti delle volte tragici, e delle volte lieti, per cui la Sicilia, e principalmente la capitale fu trattenuta in diversi spettacoli. La prima funesta notizia arrivata a’ 15 di giugno recò la morte della vedova regina Maria Anna, madre del re Carlo II. Furono allora intermessi i tribunali per lo spazio di nove giorni, e furono ordinate solenni esequie per le cattedrali, e le chiese del regno. Non molto di poi giunse avviso, che stava a pericolo di perder la vita la regina regnante; ed indi arrivò un corriere straordinario, che recò, ch’era ancora a mal partito la salute dello stesso sovrano. Ne restarono crucciosi i fedelissimi Siciliani; ma si rincorarono in breve dal giusto dolore; avvegnachè ai 4 di ottobre pervenne la lieta notizia, che la sovrana si era già liberata dal fiero male, e agli 8 dello stesso mese un pari fausto annunzio si ebbe della salute del re Cattolico.
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