Irritossi il re Cattolico di questo nuovo ripartimento fatto senza il suo consenso da quelli che non aveano veruna podestà di farlo, e si determinò di chiamare alla successione l’arciduca Carlo; scrisse perciò all’imperadore Leopoldo, che gli mandasse questo suo secondogenito con dieci mila uomini. Rifiutò il detto augusto l’offerta del re Cattolico: il che irritò la nazione spagnuola, che cominciò a deporre il desiderio di avere uno della linea austriaca per successore del moribondo re. L’inavveduta risoluzione dell’imperadore giovò alla Francia. Profittò del malcontentamento degli Spagnuoli il duca di Harcourt ambasciadore del re Cristianissimo, e seppe così bene insinuarsi nell’animo del re Carlo II, e degli Spagnuoli, che venne a capo d’indurre il cardinale Portocarrero, quello istesso, ch’era stato nostro vicerè l’anno 1677, e il conte di Monterey a persuadere il re a nominare per suo successore Filippo, secondogenito del Delfino; e questi per sanare gli scrupoli di Carlo II ne ottennero ancora l’approvazione del pontefice Innocenzo XII. Fu dunque segretamente fatto, e segretamente sottoscritto dal re a’ 2 di ottobre 1700 il testamento in Madrid, con cui chiamò alla successione Filippo duca di Angiò, secondogenito del Delfino, e in caso di morte il duca di Berrè terzogenito. Mancando poi la linea Borbone, fu chiamato alla successione in primo luogo il ridetto arciduca Carlo, e dopo Vittorio Amedeo duca di Savoja (1939).
Nel mese di ottobre dopo questa testamentaria disposizione Carlo II cadde in deliquio, ma co’ presidî somministratigli dai medici ritornò in sensi.
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