Arrivò questa notizia in Palermo a’ 3 di novembre, e lieta la città che il re si fosse rimesso dal pericolo in cui era stato, fe delle pubbliche dimostrazioni di gioja; imperocchè per tre sere restò illuminata, i castelli, e i baluardi rimbombarono colle loro artiglierie, fu cantato al duomo l’inno ambrosiano, e vi fu tenuto pontificale in rendimento di grazie a Dio: furono ivi esposte le più insigni reliquie, che si conservano in questo tempio: fu fatta la solita solenne cavalcata, e nella piazza del senato l’ultima sera si godè un grandioso fuoco artifiziato (1940).
Mentre però in Palermo si faceano codesti festeggiamenti, in Madrid si preparavano l’esequie allo stesso monarca, ch’era morto il dì 1 di novembre nell’età di soli 39 anni. Ne arrivò la infausta notizia con un corriere straordinario spedito dal vicerè di Napoli ai 4 del seguente dicembre. Il duca di Veraguas lo stesso giorno convocò al palagio di sua abitazione il senato, il ministero, e la nobiltà, a’ quali partecipò la fatale perdita, e le determinazioni fatte dal defunto monarca intorno alla successione: ammonendoli, affinchè si mostrassero ubbidienti alle ultime volontà del loro sovrano. Lo stesso avvertimento diede nel giorno seguente a’ consoli capi degli artisti: raccomandando loro la pace e la tranquillità. Gli uni, e gli altri si mostrarono pronti a venerare gli oracoli del morto re: e così fecero, essendo la città restata quieta, senza ombra di mozione, e come se non si fosse cambiato padrone. Nel dì 9 di esso mese fu pubblicato il testamento di Carlo II, fu applaudito colle salve reali delle soldatesche, e delle artiglierie all’elezione di Filippo duca di Angiò, e in detto giorno fu il vicerè, e la nobiltà in gran gala.
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