Delusi dalle loro prime speranze, ma sempre intenti, come con ammirabile costanza costumano di fare, a procurare i vantaggi della loro patria, anche a costo d’innalzarla sulle altrui rovine, cominciarono ad inventare alcune frottole, che fecero arrivare sino a Parigi. Sparsero dunque in quella corte, che Sancio Miranda loro governadore accoppiatosi agli altri Spagnuoli, ch’erano di presidio a Messina, stavano tramando una congiura, ed erano determinati di tagliare a pezzi quei cittadini, come affezionati alla casa di Borbone, e di dar poi la città in potere dell’imperadore Leopoldo. Divulgarono ancora, che in Palermo era nato un tumulto suscitato da’ nobili, per cui il duca di Veraguas era stato costretto per salvarsi, a ritirarsi a Castellammare. Queste, ed altre fanfaluche si spargeano, o si faceano spargere da’ Messinesi nelle corti di Versaglies, e di Madrid; e ciò ad oggetto di rendersi benemeriti al re Cristianissimo, e al monarca Cattolico, e far loro credere, ch’eglino fossero i soli aderenti a’ gigli di Francia. Cominciarono allora ad udirsi nuovamente gli odiati nomi de’ Malvizzi, e dei Merli, e si osservava alla giornata uno universale dispregio contro gli onorati Spagnuoli.
Non fu difficile di fare almeno sospettare ne’ gabinetti di Francia, e di Madrid, che vi potesse essere qualche fermento in Messina: e perciò furono fatte replicate premure al duca di Ascalona, affinchè preso appena il possesso del viceregnato si recasse a quella città. Arrivatovi egli ridusse quel popolo al pacifico stato che si desiderava; vi conciliò le fazioni che aveano cominciato a risorgere, e diede saggie provvidenze per l’avvenire.
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