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      Fu accettato il progetto, e l’ambasciadore imperiale, dandogli molte lettere, senza disegnazione di persona, per valersene opportunamente, quando vi trovasse disposti gli animi, lo spedì in Sicilia con abito secolaresco. Venne il Cappellani in Messina, e confidò la sua commissione ad un prete messinese suo amico di cognome Alì, il quale lo dissuase dal tentare l’impresa in quella città, dove, ritrovandosi il vicerè duca di Ascalona, era difficile di riuscirvi, e gli suggerì di provarsi ad eseguirla più presto in Palermo, dove dicea, che fosse un buon numero di baroni affezionati alla casa d’Austria. Aderì al consiglio il prete napolitano, e venuto nella capitale, svelò la sua commessione ad Alessandro Filangeri principe di Cutò, sul di cui appoggio contava, che potesse venire a capo del suo disegno. Questo onesto, e fedele servidore del re, ch’era uno de’ principali cavalieri della Sicilia, inorridì alla proposizione che gli veniva fatta; e come era saggio, ed accorto, per meglio servire il re Cattolico, e per non dare ombra a quel traditore, s’infinse di applaudirvi, e lo pregò a ritornare in sua casa nel giorno seguente, per parlarne a piè fermo, e per tirare tutte le linee necessarie, affinchè ogni cosa riuscisse a seconda de’ desiderî del conte di Lamberg, e della corte cesarea. Cadde nella rete il peraltro astuto Cappellani, e promise di tornarvi. Intanto il principe di Cutò ne fe inteso il governo, per di cui ordine il detto prete fu arrestato, mentre saliva le scale di questo cavaliere, e immediatamente confessò la sua commissione, e fu posto nelle carceri.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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