Ma a’ 13 ripigliò il cammino di Napoli, e vi arrivò fortunatamente in due giorni (1958).
Il viceregnato del duca di Ascalona non ebbe altro periodo, che quello di sei mesi, ed undici giorni. Fu egli ammirabile per la maniera dolce, con cui trattava tutti i ceti, per la vigilanza, colla quale avea l’occhio sempre intento ad ogni menoma cosa, per il suo disinteresse, per la sua pietà; ma sopratutto per l’amore della giustizia. Le città di Palermo, e di Messina possono contestare il rigore, ch’egli usò contro coloro che amministravano infedelmente l’annona, avendo nella prima deposti a’ 10 di dicembre 1701, tre senatori di famiglie distinte, e un altro agli 8 di gennaio del seguente anno 1702 e carcerati tutti questi nel regio castello; perchè scoprì, ch’eglino erano venali, e si accordavano co’ venditori a danno del pubblico, ch’era costretto a comprare i viveri di pessima qualità, e a carissimo prezzo; e avendo dato lo stesso gastigo per la [447] medesima cagione a due eletti della seconda (1959).
Era già, nello entrare al reggimento di Sicilia il cardinal del Giudice, compilato il processo dal tribunale della gran corte al prete Cappellani, e gli era stata già data la sentenza di morte. Ma la esecuzione di questa fu differita per alcune cagioni fino a’ 27 del seguente mese di marzo. Siccome costui, che andava in abito secolare, attestava di essere sacerdote, e che perciò non poteva essere condannato dal tribunale laico, prima che fosse degradato per sentenza da’ giudici ecclesiastici, fu d’uopo di scrivere a Napoli per sapere, se fosse vero quanto egli asseriva.
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