Venute le risposte, che assicuravano questa verità, ne fu rimessa la causa alla corte arcivescovale. Monsignor Ferdinando Bazan, ch’era nostro arcivescovo, volendo procedere con oculatezza in un affare così spinoso, scelse per suoi assessori i più dotti jurisperiti di Palermo, ed esaminata la reità di costui, col loro voto a’ 18 di febbrajo sentenziò che fosse degradato, e di poi consegnato alla corte secolare. Questa degradazione fu prorogata per una controversia suscitatasi da coloro, che doveano assistere il prelato in questa cerimonia (1960), sopita la quale fu il Cappellani degradato a’ 27 dello stesso mese, e la sera fu strozzato nel quartiere degli Spagnuoli, e nel giorno di appresso fu appeso il di lui cadavere ad un palo nella piazza del Papireto (1961).
Gli affari del re Cattolico non andavano molto felicemente. Un passo falso dato dal re Cristianissimo, che alla morte di Giacomo Stuardo sbalzato dal trono d’Inghilterra, riconobbe per legittimo re il di lui figliuolo, che pure era chiamato Giacomo, distrasse gli animi degl’Inglesi dalla Francia, e perciò dalla Spagna. Guardavano pure con occhio invidioso le altre potenze, anche neutrali, lo sterminato potere della casa Borbone; e perciò temendo di non esserne soverchiate, fecero una confederazione l’Olanda, l’Inghilterra, la Danimarca, e lo Impero, che facea paura anche per il numero degli eserciti, che si erano obbligate di mettere in piedi nella già entrata primavera. Gli affari d’Italia erano in peggiore stato; il maresciallo di Villaroy, che comandava le truppe gallispane, era prigione, e il principe Eugenio avea già presa Cremona per sorpresa.
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