Si pensò che fosse espediente, sebbene molti ministri dei due gabinetti di Versaglies, e di Madrid fossero di diverso avviso, che il re Filippo venisse in Italia, dove la sua presenza, e le sue dolci maniere avrebbono potuto attirargli l’amore de’ suoi vassalli, e così fu risoluto (1962).
Si seppe dal cardinale del Giudice la partenza del re Filippo V per l’Italia nel fine del mese di marzo, e tosto ne avvisò l’arcivescovo monsignor Ferdinando Bazan, che con suo editto ordinò, che ne’ giorni 2, 3, e 4 di aprile si esponesse per tutte le chiese della diocesi l’augusto Sagramento dello altare, accordando quaranta giorni d’indulgenza a coloro che vi andassero a pregare Dio per il prospero viaggio di S.M., e comandò ancora a tutti i sacerdoti secolari, e regolari, che aggiungessero alla messa la colletta pro iter agentibus (1963). Giunse il re Filippo V felicemente a Baja presso Napoli ai 16 dello stesso mese di aprile, e vi si trattenne per dar tempo a’ Napolitani di fare i necessarî preparamenti, per ricevere, come conveniva, così gran monarca (1964). Sen’ebbe l’avviso in Palermo a’ 21, e il cardinale viceregnante ordinò, che si facessero le illuminazioni per la città, e a’ 23 tenne cappella reale nel duomo, dove fu cantato l’inno ambrosiano in rendimento di grazie all’Altissimo per questo fausto avvenimento (1965).
Molti Siciliani si affrettarono di portarsi [448] in quella città, a fine di conoscere il proprio sovrano, e di baciargli le mani. Ma soprattutto vi andarono quei Messinesi, che si trovavano esuli dalla loro patria, i quali dalla di lui benignità ottennero di ritornarvi, e di riacquistare i beni, che si erano loro confiscati, trattine quelli ch’erano stati alienati dalla camera, e si erano venduti a’ particolari (1966).
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