Ingelositi adunque costoro, che pensasse di spogliarli di questo preteso loro antico privilegio, e temendo inoltre, che dandosi il possesso dei bastioni ai soldati stranieri, la città resterebbe esposta al loro arbitrio, o per lo meno sarebbe stata aggravata con pesantissime contribuzioni per i soldi di queste truppe, e degli uffiziali, che le comandavano, risolvettero di fare i loro dovuti ricorsi. Molti consoli, previe le conferenze intorno a questo affare, si presentarono al pretore, che reputano come loro capo, e gli significarono, che la risoluzione che diceasi presa dal marchese di Balbases feriva i loro diritti; e pregaronlo, che trovasse modo di dissuaderlo, e di far sì, che le fortezze della città, secondo il vecchio costume, fossero custodite, e difese dai loro collegi. Era in questa carica il duca di Cesarò Calogero Gabriello Colonna Romano, il quale facendo poco conto della loro rimostranza, rispose ai medesimi in termini generali, ed equivoci.
Intanto fu osservato che si spazzavano i magazzini allo Spasimo, e si racconciavano: sopraintendendo al lavoro il procurator fiscale del patrimonio Giuseppe di Agati. Sono questi magazzini contigui alle case dei pescatori, i quali richiesero per qual motivo si pulissero; e fu loro risposto, che si preparavano per abitazione dei soldati. Bastò questa risposta per mettere in iscompiglio tutta quella contrada. Vivono i pescatori con molta gelosia delle loro mogli, e delle loro figliuole, e perciò mal soffrivano di avere dei vicini così scostumati.
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