Calmata così la città, uscì dal regio palagio per la prima volta in pubblico il marchese di Balbases ai 20 dello stesso mese, accompagnato dal primo titolo il principe di Butera, e dal principe di Palagonia (2022) pretore, e fra gli applausi del numeroso popolo andò alla cattedrale, dove fu cantato il Te Deum in rendimento di grazie all’Altissimo, per avere restituita la pace a Palermo, e di poi in compagnia dei medesimi cavalieri passeggiò per la strada del Cassero, ricevendo dappertutto le congratulazioni dei cittadini (2023). Ridotta ogni cosa alla bramata quiete, il senato di accordo collo stesso vicerè scrisse ai 22 di giugno una lettera al re Cattolico, in cui gli descrisse quanto era accaduto fino a quel giorno, ed i ripari che si erano dati per serenare la città (2024).
Continuarono ciò non ostante le guardie ai forti della medesima, non per altro motivo, se non per difenderla dalle temute invasioni degli Austriaci. Per non aggravare poi i soli artisti, concorsero ancora a custodire i bastioni le persone civili, che non erano radunate in consolato, ed aveano i loro capitani destinati dal governo. Stava il vicerè coi suoi ministri, malgrado la tranquillità ritornata, attento con occhio vigile agli andamenti degli abitanti, fra i quali potevano esservi dei diffidenti, che avessero premura, che il regno cadesse nelle mani degli Austriaci, e che tenessero delle pratiche segrete co’ ministri imperiali. Era stato carcerato nel bollore della tumultuazione Prospero Fialdi. Costui a’ 28 di maggio si era presentato al forte del Vega, dove erano nati i primi movimenti della sollevazione, come abbiamo avvertito, in guisa di vecchio, con barba posticcia.
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