Si accrebbero i suoi timori, quando udì la perdita dell’isola di Sardegna accaduta alla metà di agosto, e che gli Olandesi aveano conquistata a nome dell’arciduca Carlo. Avea egli da molto tempo fatte delle vive istanze per essere isgravato dalla carica di vicerè; ma in vece di ottenere di essere richiamato, era stato confermato per altri tre anni (2028). Laonde non potendo schermirsi, si applicò a trovare i mezzi da conservare l’isola al sovrano. Temendo adunque che gli Olandesi non passassero ad insignorirsene, come era assai agevole, ai 27 di agosto chiamò a sè i consoli degli artisti, a’ quali espose l’imminente pericolo, e rappresentò, che era necessario per la difesa della capitale, che vi ritornassero le truppe, che erano state mandate in Messina. Era questo progetto alquanto delicato, nè era facile d’indurre gl’insospettiti animi di coloro a contentarsene, e perciò egli per togliere loro ogni ombra, lo propose colle seguenti condizioni, cioè 1° che il conte di Maonì non sarebbe stato chiamato, 2° che le truppe irlandesi non sarebbono entrate in città, e 3° ch’ei avrebbe preso il comando delle medesime, e si sarebbe intrattenuto con esse loro in campagna, unicamente per opporsi allo sbarco dei nemici; e che la custodia della capitale sarebbe stata abbandonata alla loro fedeltà, del pretore, e della nobiltà, senza che le soldatesche vi avessero la menoma ingerenza. Restarono contenti i consoli di queste condizioni, e subito furono spedite in Messina le sette galee, che si trovavano nel nostro porto, cioè tre della squadra siciliana, e quattro di quella del duca di Tursi, affine di scortare le mentovate soldatesche.
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