L’alfiere Giacinto Chesa padre di colui, che avea avute delle conferenze col Guerrieri, il quale era in Palermo, fu in questa occasione posto in ceppi: furono anche carcerati Domenico Sgroi promaestro notaro della deputazione del regno, Giuseppe Barletta principe di s. Giuseppe trapanese, e un certo Romito forastiere. Il Chesa fu convinto di tradimento, e perciò strangolato a’ 22 dello stesso mese di ottobre pubblicamente nella piazza della Marina. Il Romito, che avea sparso nella chiesa di S. Matteo, che si era conchiusa la pace, e che la Sicilia era toccata all’arciduca Carlo d’Austria, fu del pari appiccato agli 11 di dicembre. Il principe di S. Giuseppe, dopo di essere stato molti anni in prigione, dietro ad un rigoroso esame, fu dichiarato innocente (2034). Dello Sgroi non sappiamo cosa ne sia accaduta, giacchè il nostro diario, da cui abbiamo tratto queste notizie (2035), non ne fa più parola.
Anche in Trapani vi fu qualche sospetto, che vi fossero dei malcontenti, e desiosi di mettersi sotto il giogo degli Austriaci. La vicinanza di quella città coll’isola di Sardegna, e il traffico continuo, che faceano quei cittadini con quel regno, che già cessava, dopo che era passato in potere dell’arciduca, [466] davano qualche ombra al governo. Vi spedì adunque il marchese di Balbases il suo genero il principe Pio, che comandava le armi in Sicilia, sotto il pretesto di visitare quella piazza, e di presidiarla di soldatesche, ma in verità per purgarla da coloro, sui quali cadea la sospicione.
| |
Giacinto Chesa Guerrieri Palermo Domenico Sgroi Giuseppe Barletta Romito Chesa Marina Romito S. Matteo Sicilia Carlo Austria S. Giuseppe Sgroi Trapani Austriaci Sardegna Balbases Pio Sicilia
|