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      Partì egli a’ 20 di settembre con quattro galee della squadra del duca di Tursi, e volle seco condurre il consultore, il protonotaro del regno, l’uditore degli eserciti, e lo avvocato fiscale della gran corte. Arrivò in Messina a’ 3 del seguente ottobre, e vi si fermò per lo spazio di quattro anni, senza volere mai più recarsi alla capitale, comunque ne avesse avuti replicati ordini dalla corte; dall’esecuzione dei quali si schernì ora in un modo, e ora in un altro: nè vi si restituì, se non quando venne in potere del duca di Savoja il nostro regno, come diremo, per ricevervi il nuovo monarca (2040).
      Fu l’anno seguente 1710 pieno di avvenimenti marziali, che furono dapprima funesti al re Filippo V, il quale fu costretto a fuggire da Madrid, e lasciare che il suo antagonista l’arciduca Carlo vi entrasse glorioso; ma di poi divennero fortunati, quando coll’arrivo del duca di Vandomo chiesto, ed accordato dal re Cristianissimo, cambiò ogni cosa d’aspetto, perchè col di lui valore [467] furono sconfitte la truppe imperiali, ed obbligate a ritirarsi frettolosamente collo stesso arciduca verso l’Aragona; ed egli, Filippo V, dopo di essere rientrato trionfante in Madrid, ebbe il piacere di attaccare presso il Tago gl’Inglesi, ch’erano separati dallo esercito cesareo, di sconfiggerli, e di farne cinque mila prigionieri, fra i quali fu anche posto in ceppi il loro generale, il superbo Stenop (2041).
      Arrivarono queste liete notizie in Sicilia nel mese di gennaro 1711, e rallegrarono estremamente i nostri, i quali all’udire la prigionia degl’Inglesi, il ritiro frettoloso del conte di Straremberg, e l’abbandono di quanto gl’Imperiali acquistato avevano nell’Aragonese, ben conobbero, che già la sorte avea voltato le spalle agli Austriaci, avea restituito agli Spagnuoli l’onore perduto, e riposto sul capo di Filippo V il già vacillante diadema.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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