Mentre il re di Francia era nudrito dalle speranze di una vicina pace, ebbe il dispiacere di perdere il suo primogenito Luigi il Delfino, e padre del re Filippo V. Questo principe, che per le rare sue qualità era degno di vivere lungamente, assalito da una [468] tetra melanconìa, da cui non vi fu modo di guarirlo, fu poi attaccato dal vajuolo, alla di cui forza cedette a’ 14 di aprile di questo anno. Ne restò inconsolabile non solo il cadente Luigi XIV, ma tutta la corte, e tutta la nazione francese ancora, che ne pianse amaramente la perdita. Fu preso per questa infausta occasione il lutto non solo in Palermo, ma per tutta ancora la Sicilia. I funerali però per questo principe furono differiti fino ai 17 del mese di ottobre, e furono celebrati in Palermo con magnifica pompa, di cui ne fu scritta, e stampata la distinta relazione per ordine del senato di essa città (2045).
      Fu in qualche modo rimarginata la piaga del re Cristianissimo, e del re Cattolico nella perdita, che fatta aveano del Delfino figliuolo del primo, e padre del secondo, colla morte dell’imperatore Giuseppe I, la quale accadde a’ 17 di aprile, ed arrivò opportunamente, per facilitare la pace intavolata fra le corti di Versaglies, e di Londra. Essendo egli morto senza lasciare alcun maschio, era in conseguenza erede del ducato d’Austria, de’ regni di Boemia, e di Ungherìa, e degli altri stati che possedea in Germania, l’arciduca Carlo unico suo fratello. Unendo questi le Spagne, che stava conquistando, agli stati suddetti, de’ quali diveniva lo erede, sarebbe stato il più potente monarca di Europa; e il timore, che fin’allora si era avuto, che la bilancia di Europa non traboccasse, cadendo i vasti regni di Spagna al nipote del re Cristianissimo, diveniva maggiore in questo caso, in cui sullo stesso capo concorreano tante corone.