Nel dì poi 10 di settembre subì la stessa pena il Quaranta, e due altri, de’ quali gli annali tacciono il nome (2049).
Agevolarono il trattato di pacificazione le premure della imperadrice Leonora madre dell’arciduca Carlo, la quale richiamava con pressanti lettere il figlio a mettersi in possesso della certa eredità, che gli arrivava dopo la morte del fratello, lasciando la equivoca conquista delle Spagne. Lo ricercava ancora, per non far perdere alla sua famiglia austriaca l’imperiale dignità, che Carlo colla sua presenza potea più agevolmente ottenere dagli elettori. Lasciandosi ei vincere dalle istanze della madre partì da Spagna, e venne a Genova; passò indi a Milano, dove ricevette la lieta notizia di essere stato già eletto imperadore, e di là prendendo la via di Trento, andò in Ispruch, e a’ 22 di dicembre ricevè in Francoforte il diadema imperiale (2050). La lontananza di questo augusto da Spagna, la lentezza del gabinetto di Londra, che non avea voglia di proseguire la guerra, e la voce sparsasi, che stavasi trattando la pace, fecero rallentare il furore, con cui i collegati operato finallora aveano, e respirare alquanto le corti Borboniche.
Non cominciarono nondimeno i congressi di Utrech, che sulla fine di gennaro 1712. Una tregua, che si tenne occulta, fra l’Inghilterra e la Francia, fu il primo buono effetto di queste conferenze; e siccome, desistendo gl’Inglesi dallo agire, le armi francesi, e spagnuole cominciarono a prosperare contro gli Olandesi, e gl’Imperiali; così gl’inviati di queste potenze, che da principio parlavano alto contro la casa Borbona, nulla ostante la inclinazione della corte di Londra a favore della medesima, dopo le sconfitte divennero più umani, e presero un tuono di voce più dolce.
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