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      Non era più il caso di tollerare questo inquieto, e torbido prelato. Perciò il vicerè, per far valere gli ordini del governo, con suo dispaccio ordinò a’ suoi ministri in Catania, che gl’intimassero lo esilio dal regno. Ebbe l’ostinato vescovo l’ardire di negarsi a questo comando; ma Giuseppe la Rosa sargente maggiore, ch’era l’uffiziale destinato a parteciparglielo, gli disse ch’ei avea incarico di adoprare la forza, qualora lo avesse trovato renitente, e perciò lo pregò a non obbligarlo a venire a questi estremi. Fu questo avviso salutevole. Mr. Reggio si arrese al comando, ma dichiarò che partiva, perchè era violentato ad abbandonare il suo gregge. Per dar poi l’ultima prova del suo mal talento, volle lasciare ne’ suoi diocesani il fermento della discordia: scomunicò il sargente maggiore, che gli avea intimato lo sfratto, e fulminò, prima di partire, lo interdetto per tutti i luoghi ch’erano soggetti alla sua giurisdizione. Questo atto fu fatto in Catania a’ 20 di aprile 1713 (2057).
      In altri tempi, e più di ogni altro alla nostra età si sarebbono tosto confiscati i beni temporali del vescovo esiliato, massimamente per lo scompiglio, in cui, promulgando l’interdetto, lasciata avea la propria diocesi. Ma il buon vicerè non fe incamerare, che poche rendite, sulle quali era prima nata contesa fra il detto vescovo, e il regio fisco, per conto del dazio sulla estrazione de’ vini fuori del territorio per via di mare, che si dovea esigere dalla camera, conformemente [474] alla determinazione fatta nel parlamento generale dell’anno 1622 col consenso del braccio ecclesiastico, che ciò non ostante Mr. Reggio intendea di non pagare; le altre rendite furono lasciate libere allo espulso prelato.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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