Non fu così intraprendente Mr. Migliaccio arcivescovo di Messina. Avea egli dichiarato per ordine del papa soggetto alla scomunica maggiore il barone di Ficarazzi, che il vescovo di Catania perseguitava da tanto tempo anche fuori la sua diocesi. Il marchese di Balbases restò dispiaciuto di questo affronto, che faceasi in faccia alla corte ad un cavaliere, che non appartenea punto alla diocesi di Messina, e vedendo che i vescovi si davano la mano l’uno coll’altro, gli fe intimare lo esilio. Ubbidì Mr. Migliaccio senza fare veruna risistenza, e partendo si astenne dal seguire le orme de’ suoi colleghi, nulla oprando, che potesse turbare la quiete della sua greggia. Fu del pari saggia la condotta del vescovo di Mazara, il quale sebbene avesse promulgata, come gli altri, la lettera della congregazione della immunità, per tutto il resto non si mosse allo avviso del bando del vicerè, e si trattenne ne’ limiti del dovere, che fu la cagione, per cui tollerato dal governo restò pacificamente nella sua diocesi. Lo stesso fecero gli altri vescovi, che non furono punto inquietati.
Sparsasi per Palermo, e per tutto il regno la notizia della cessione della Sicilia fatta dal re Filippo V al duca di Savoja, e trovandosi confermata con diverse recenti lettere, molti de’ nostri cavalieri partirono per Torino ad oggetto di presentarsi al nuovo principe, e di baciargli le mani. Il marchese di Balbases n’era stato riscontrato dalla corte, ed in esecuzione de’ reali ordini, da Messina, dove tuttavia si trattenea, scrisse a Palermo, acciocchè si riattasse, e si preparasse il regio palagio per il nuovo sovrano.
| |
Messina Ficarazzi Catania Balbases Messina Mazara Palermo Sicilia Filippo V Savoja Torino Balbases Messina Palermo
|