Non volle in questo giorno sbarcare, e solo si contentò di avvicinarsi al Molo, restando a bordo del vascello comandante. Ivi ricevette i complimenti dell’arcivescovo, del marchese di Balbases, del senato, e della nobiltà, che accostando con barchette erano saliti sul vascello per baciargli la mano, e fe anche vedersi dal numeroso popolo, ch’era corso al porto per conoscere i nuovi sovrani. Richiesto dal pretore, quando fosse contento di entrare, stabilì il giorno seguente dopo le ore 22, ed ordinò, che fossero prima evacuati il castello, e gli altri forti, che occupavano le soldatesche spagnuole, e che vi fossero introdotte le sue milizie, che avea seco menate.
Entrando adunque il dì 11 di ottobre, la mattina istessa sloggiarono le truppe spagnuole da’ posti, ne’ quali erano, dando il luogo a’ soldati savojardi, parte de’ quali entrò ne’ forti, e parte si schierò presso Porta Felice, per cui dovea il re fare la sua prima entrata. Si era già preparato alla Garita un nobil ponte su cui doveano sbarcare i due reali conjugi. Sul tramontar del sole questi principi montarono al Molo sopra una gondola riccamente adornata, e arrivati al luogo dello sbarco furono accolti dalla nobiltà, dal senato, e da’ ministri; e salendo su di un cocchio fatto preparare dal marchese di Balbases, precedendo le truppe savojarde, ch’erano al numero di sei mila, che componeano otto regimenti, entrarono per la ridetta porta nell’ampia strada del Cassero, che fu trovata adornata di drappi, e di arazzi, ed illuminata.
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