Arrivati alla piazza Vigliena, ch’era similmente parata, e piena di lumi, per osservare le due strade, che in croce dividono perfettamente la città in quattro uguali parti, e si uniscono in quel nobile ottangolo, vi si fermarono alquanto (2061), e poi si recarono alla cattedrale, dove furono ricevuti dall’arcivescovo, e vi fu cantato l’inno ambrosiano, per ringraziare Iddio del loro fortunato arrivo. Venerate indi le reliquie della nostra concittadina verginella s. Rosalia, rimontarono in carrozza, e si portarono al regio palagio (2062).
Questa non fu, che entrata privata; giacchè la pubblica, per cui erano necessarî altri preparamenti, fu differita fino ai 21 del mese di dicembre. Intanto che nella capitale si davano le provvidenze per la solenne entrata dei sovrani, il re Vittorio Amedeo si applicava a regolare il regno. Dava egli frequenti udienze a diversi ceti di persone, che restavano sorpresi della umanità e della gentilezza con cui erano ricevute; raccomandava al senato l’amministrazione civica, ai tribunali la integrità nello esercitare la giustizia, e agli ecclesiastici il culto divino. Visitò di poi le fortezze, e molte chiese della capitale, e andò pure a Morreale per ammirarvi quel famoso tempio. Fe anche preparare le barche per il trasporto delle truppe spagnuole, ed ordinò che partissero per il loro destino; accordando solo che restasse una compagnia per la guardia del marchese di Balbases, che [476] essendosi ammalato trattenevasi tuttavia in Palermo. Ciò però, che più lo interessava, era appunto la vertenza intorno alla monarchia fra le corti di Roma, e di Sicilia, e a quest’oggetto tenne egli varie conferenze coi ministri, per trovar modo di estinguere questo incendio.
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