Partirono le soldatesche spagnuole ai 4 di dicembre, e ai 12 dello stesso mese arrivarono le galee di Malta, sulle quali era imbarcato il Balì F. Giovanni Battista Spinola ambasciatore di quell’ordine equestre, per ossequiare a nome della sua religione il nuovo sovrano, e fargli il ligio omaggio, secondo il concordato coll’augusto Carlo V d’Austria. La pubblica funzione, che dovea allora farsi da questo inviato, fu sospesa, e differita fino al tempo, in cui il re si fosse solennemente coronato (2063).
Per togliere ogni difficoltà alle etichette nella solenne entrata, che farsi dovea ai 21 di dicembre, fu creduto espediente di far promulgare una istruzione, la quale stabilisse il posto, che ciascheduno di coloro, che doveano intervenirvi, occupar dovesse; acciò eseguendosi le disposizioni reali, ogni cosa andasse ordinatamente, e senza confusione. Questa istruzione per comodo di tutti fu data alle stampe ai 13 di esso mese, e sottoscritta a nome del re dal marchese di S. Tommaso segretario di stato. Giunto il giorno 21 di dicembre sulle ore 17 vennero il re, e la regina privatamente al piano di s. Erasmo, dove preparato era un superbo padiglione reale, in cui entrarono. Arrivata l’ora di marciare, fu dal re consegnato lo stendardo reale al principe di Butera, che era il primo titolo del regno, e il capo del braccio militare, e cominciò la marcia secondo l’ordine prescritto dal sovrano. Noi non c’intratterremo a raccontare per minuto tutte le circostanze di questa entrata. Ne fu allora pubblicata la relazione per le stampe di Epiro, ed Accardo (2064), e ci riserberemo a descriverle, quando rapporteremo il pubblico ingresso fatto dall’invitto Carlo III Borbone, che fu del tutto simile a quello del re Vittorio Amedeo.
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