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      Per agevolare il traffico interno pensò, che fosse espediente di tenere le strade sicure dai ladronecci. Perciò incaricò i capitani delle città, e terre del regno d’invigilare, affinchè i ladri fossero estirpati, e proibì ai baroni sotto gravi pene di dare asilo, e di proteggere codesti nemici del pubblico bene. Per conto poi al commercio esterno ordinò, che si fabbricassero dei navigli, per comodo di trasportare i generi delle cose, ed acciò il profitto del nolo, che è sempre considerabile, cedesse a vantaggio dei nazionali.
      Considerando di poi che le ricchezze della nobiltà, che si diramano negli altri ceti, erano mancate di molto, cercò quali fossero le cause di questa diminuzione, e trovò che erano due, che come mignatte dissanguavano le borse dei cavalieri: l’esorbitante lusso, che vi si era introdotto, ed il giuoco. A far seccare queste sorgenti di povertà, promulgò a’ 9 di gennaro una rigorosa prammatica (2069), prescrivendo in essa i giusti limiti al lusso, e vietando il giuoco ne’ pubblici luoghi. Noi l’abbiamo resa pubblica nel III tomo della nuova raccolta di opuscoli di autori siciliani (2070). Queste, ed altre provvidenze, che la mente produttrice di questo monarca andava escogitando, avrebbono certamente resi felici i nostri avi.
      Tenne intanto a’ 20 del seguente febbraio il generale parlamento, che erano già scorsi sette anni, da che non si era più convocato. Nell’apertura di questa assemblea egli assiso nel reale soglio palesò per la bocca del regio protonotaro l’animo suo in una maniera concisa, e atta all’uopo.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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