Rappresentò agli ordini dello stato radunati alla sua presenza, che non avea altro a cuore, che di reintegrare questo regno nell’antico suo lustro, e chiese perciò dai medesimi, che gli somministrassero i lumi necessarî, e gli suggerissero i mezzi più opportuni per mettere ad effetto le ottime sue intenzioni. Dimandò ancora i loro avvisi intorno a ciò che fosse da farsi per conservare il buon ordine della giustizia, per l’avanzamento delle scienze, e delle arti, per I’accrescimento, ed ampliazione del commercio, per l’aumento delle forze del regno, e per tutto ciò che potesse migliorare lo stato presente della Sicilia (2071). Fatte dai tre bracci ecclesiastico, militare, e demaniale le tre sessioni a’ 25 e 28 del ridetto mese, e a’ 4 del seguente marzo, tutti con concordi voti offerirono a S.M. la prorogazione degli antichi donativi così ordinarî, che straordinarî, e inoltre uno particolare, per una volta solamente, di quattrocento mila scudi da ripartirsi sopra tutti i corpi secolari ed ecclesiastici, e sopra quelli ancora, che non aveano luogo nel parlamento, trattine i soli minori osservanti, riformati, e cappuccini della regola di s. Francesco. È qui a notarsi, che le once mille solite regalarsi a’ vicerè, e le duecento per il suo cameriere maggiore furono anche esibite a S.M. per ripartirle a suo piacere (2072).
      Non sappiamo quali suggerimenti abbiano dati i parlamentarî, per migliorare le condizioni della Sicilia; gli atti del parlamento non lo additano, da’ quali solo rilevasi, ch’eglino dimandarono una nuova numerazione di anime; perchè trovandosi cambiata sensibilmente la popolazione dopo l’anno 1687, quando fu fatta l’ultima numerazione, era giusto, che si sapesse a quale stato ora fosse, per distribuire i pesi con pari bilancia (2073). Furono eletti a questo fine tre baroni rispettabili, uno per ciascheduna delle tre valli, acciò facessero il più sollecitamente, che si potesse, la richiesta numerazione.