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      Questo stabilimento fu fatto ai 7 di dicembre, e i ministri eletti, che abbiamo nel capo antecedente mentovati, ottennero dal monarca una plenipotenza per procedere ex abrupto contro la corte romana, e contro coloro che ne sostenevano le pretensioni (2087). Avvalorati eglino dalla autorità loro accordata, colla spada sguainata, e senza pietà ora promulgavano bandi, ora sequestravano beni, ora carceravano ecclesiastici, ora li costringevano colla forza a celebrare le messe nei luoghi interdetti, e ad intervenire alle processioni; ed ora bandivano preti, monaci, e secolari ancora, che mossi dallo scrupolo ricusavano di assistere alle funzioni anche reali, dove fossero presenti il vicerè, ed i ministri, ch’eglino credeano incorsi nella scomunica maggiore. Non passava perciò giorno, o ora, in cui non si vedessero fuggir coloro, che temeano il gastigo, e sottrarsi alla patria, per rendersi a Roma, o non si osservassero barche, che portavano innumerabili esiliati fuori del regno o non si udissero confiscazioni, e prigionie.
      Accendea vieppiù questo fuoco un birro protetto dal giudice della gran corte Francesco Ingastone, e dal presidente del concistoro Antonino Negrì, che chiamavasi Matteo lo Vecchio. Era questi uomo audace, e per inclinazione crudele, il quale per le sue enormità era divenuto il flagello di tutti, e massimamente degli ecclesiastici, che perseguitava spietatamente sotto il pretesto che fossero renitenti agli ordini dei ministri. Molti dei preti, e dei monaci, per isfuggire lo esilio, compravano a denaro contante il di lui favore, sebbene non restassero perciò sicuri da ogni sinistro; giacchè costui spesse volte, dopo di esserne stato pagato, barbaramente li tradiva.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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