Ristabilì egli il commercio così interno che esterno: amministrò con giusta bilancia la giustizia: fe godere ai popoli l’abbondanza dei viveri, e badò sopratutto alla custodia del regno; e quantunque non tenendosi sicuro nella capitale per lo scompiglio, che vi regnava a causa dei disturbi con Roma, si fosse ritirato a Morreale, ed ivi avesse fissata la sua dimora, scendea non dimeno a quando a quando in Palermo, per assistere a’ congressi, per dare gli ordini opportuni, ed adempiere ai doveri del viceregnato.
      Due funeste morti accaddero in quest’anno; l’una del duca di Savoja primogenito del re che portava lo stesso di lui nome, il quale finì di vivire per morbo di vajuolo ai 22 di marzo nell’età di anni 17, perdita che fu sensibilissima a questo sovrano. Si seppe in Palermo questa morte colla feluga del dispaccio, che arrivò ai 10 di aprile. Ricevette lo stesso giorno il conte Maffei le visite di condoglianza dal senato, dai ministri, e dalla nobiltà, e nei tre giorni seguenti 11, 12, e 13, fe celebrare solenni esequie al defonto principe nella cappella del regio palagio (2091). L’altra fu del re Cristianissimo Luigi XIV, che morì nel primo di settembre nella età di 77 anni, dopo aver resa la pace all’Europa. Malgrado i legami della nostra corte con quella di Francia, noi non troviamo che siasi fatta alcuna dimostrazione di lutto nel nostro regno.
      Furono inutili le provvidenze saggie date dal re Vittorio Amedeo per pacificarsi colla corte di Roma; l’inflessibile pontefice lo prevenne, e sotto i 20 di febbraio promulgò la costituzione, colla quale aboliva la legazione apostolica goduta dai re di Sicilia per il corso di sei secoli, e dava il regolamento, che si dovesse in avvenire osservare nelle cause ecclesiastiche, che si sarebbono agitate in Sicilia.