L’abate Alberoni seppe insinuarsi nell’animo di questa signora, e persuaderle, che il miglior partito per il [491] monarca sarebbe stato quello di sposare la principessa Elisabetta Farnese, nipote ed erede del duca di Parma Antonio, la quale avrebbe apportato in dote gli stati di Parma, e di Piacenza, ed avrebbe fatti ritornare gli Spagnuoli in Italia, da cui per la pace di Utrech erano stati esclusi.
      Per indurla di poi a gustare questo progetto le dipinse Elisabetta, non quale era, ma debole, e priva di talenti, quantunque bellissima; in guisa che la lusingò, che sarebbe rimasta dopo questo matrimonio colla stessa autorità di prima in corte. Fu accettata dalla buona Orsini la proposizione, e lo Alberoni ebbe commissione di passare in Italia per conchiudere queste nozze. Vi venne egli, e a’ 26 di settembre dello stesso anno furono stipulati i capitoli matrimoniali, fra Filippo V, e la erede di Parma. Sensibile questa principessa alle pratiche usate dal suo vassallo, per farla divenire regina di Spagna, lo ricondusse a Madrid, e valendosi de’ di lui consigli, prima che vi arrivasse, discacciò ed esiliò in Francia la principessa Orsini, che il re Cattolico le avea mandato allo incontro col carattere di prima dama di onore: la quale tardi si accorse di essere stata bindolata, e tradita dal furbo Alberoni. Giunta la nuova regina alla corte di Spagna piacque così agli occhi del re Cattolico e s’impossessò talmente del di lui animo, che divenne l’arbitra di tutto. Memore intanto di quanto dovea al suo Alberoni, da cui riconoscea il trono, e lo ascendente, che, discacciata la Orsini, avea preso sul cuore del re, cominciò ad introdurlo negli affari del gabinetto, e nella confidenza di Filippo V, sino che le riuscì di fare allontanare il cardinale Francesco del Giudice, quello stesso, ch’era stato nostro vicerè, e trovavasi allora alla testa degli affari, e di mettere nel posto di primo ministro il suo favorito (2098).