Collocato in così cospicuo posto col favore della regina lo Alberoni, immaginò che non potea fare una nobile comparsa nel mondo, se non copriva i cenci de’ suoi bassi natali col manto della sacra porpora. Affidato alla protezione de’ monarchi di Spagna, ne fe fare la proposizione a Clemente XI, e per indurre questo pontefice ad ammetterlo nel collegio de’ cardinali, promise di restituire alla corte romana i diritti della Daterìa nei regni soggetti a quella monarchia, che da molti anni non si erano più percepiti, ed un’armata per soccorrere i Veneziani attaccati dal Turco. Queste seducenti promesse gli fecero ottenere da quel papa quanto bramava, malgrado la gagliarda opposizione del mentovato cardinale del Giudice, che discacciato dalla Spagna si era ritirato a Roma. Collo accrescimento della dignità cardinalizia credette lo Alberoni, che la sua fortuna non potea esser più soggetta a disgrazie, e cominciò a concepire delle vaste idee, le quali servissero ad ingrandire il dominio della Spagna, e insieme a rendere sè stesso ministro necessario a quella corona. Ristabilì sul principio le finanze di quella vasta monarchia, ed accrebbe le forze di essa. Reso con questi mezzi il trono di Spagna ricco, e potente, immaginò di fare riconquistare al re Filippo V quanto questo principe ceduto avea nel trattato di Utrech. A fare questo volea egli cambiare la costituzione d’Inghilterra, ed impegnare il Turco a proseguire la guerra contro l’augusto Carlo VI; sperando, che mentre l’Inghilterra era impedita dalle guerre civili, e l’Austria distratta dalla potenza ottomana, gli sarebbe stato agevole lo impossessarsi degli stati perduti in Italia, e insieme di togliere la reggenza di Francia al duca di Orleans, e di investirne il suo re, per avere egli dell’una, e dell’altra monarchia lo assoluto dispotismo, e rendersi così formidabile a tutta la Europa (2099).