Mandò anche ordine al castello, dove co’ 400, che abbiamo rammentati, vi era un presidio di 1500 soldati, di difendersi: ma prescrisse loro di guardarsi dal recare alcuna molestia alla città. Dalla Piana de’ Greci, passò a Caltanissetta, dove quei terrazzani gli negarono la entrata, in guisa che azzuffatisi colla cavalleria savojarda, ne nacque un attacco micidiale, colla morte di molti dell’una, e dell’altra parte. Finalmente si ridusse a Siracusa, per essere più a portata d’imbarcarsi ogni volta che gli Spagnuoli si fossero insignoriti di tutto il regno (2109).
      Sulla sera del medesimo giorno a’ 3 di luglio si avvicinarono alla città le truppe spagnuole, e pernottarono nella contrada detta delli Ciaculli, dove recossi la nobiltà, e il ministero per fare gli atti convenevoli col marchese di Lede. La mattina seguente ai 4 dello stesso mese, tra le ore 13, e le 14, si accostarono anche più con somma quiete, e in ordine militare, e andarono ad accamparsi dalla parte settentrionale, e presso il convento di s. Francesco di Paola, occupando i luoghi superiori fin sotto Baida. Il generale comandante alloggiò nella casina di campagna del duca di Sperlinga, e la cavalleria prese posto nel piano di s. Oliva. Al giorno si accostò la flotta, e si schierò presso la città. Il castello allo apparire di essa inalberò immediatamente lo stendardo di guerra, e cominciò coll’artiglieria a tempestare i vascelli. Nel dì 5 si occupò lo esercito a fare le trincee dalla parte di s. Sebastianello. Cercavano le soldatesche del castello d’impedirnelo co’ loro cannoni, ma sempre inutilmente; giacchè le palle non arrecarono il menomo danno, e le soldatesche proseguirono con felicità i già intrapresi lavori.