Appena preso il possesso, cominciò ad esercitare la nuova sua carica; e la stessa sera spedì dispacci viceregî a tutti i ministri reali, permettendo loro che continuassero ad esercitare gl’impieghi, ne’ quali erano. Mandò ancora de’ biglietti alla deputazione del regno, e al tribunale del regio patrimonio, ordinando che spedissero le circolari a tutte le università del regno, e prescrivessero alle medesime che in avvenire non ubbidissero che a’ di lui ordini: non tenendo punto conto di quelli, che fossero per dare il conte Maffei, e i di lui uffiziali, che doveano d’allora guardare come nemici, e perciò negar loro denari, e provigioni, e resistere alle [496] violenze delle soldatesche savojarde. Annullò ne’ medesimi dispacci tutti gli ordini dati durante il governo del duca di Savoja dal conte Maffei; e comandò che ogni cosa si riducesse nello stato, in cui era prima che Vittorio Amedeo possedesse questo regno. Queste lettere del nuovo vicerè furono date tosto alle stampe, e spedite per il regno nel giorno seguente. Siccome poi il ridetto conte Maffei a’ 2 del mese avea intimato, come si è raccontato nel capo antecedente, il servizio militare a’ baroni feudatarî, il marchese di Lede rivocò con un suo bando quest’ordine, e nel medesimo tempo prescrisse ai detti baroni, che continuando nel servizio militare, si avvalessero de’ loro uomini armati a favore degli Spagnuoli, opponendosi a’ Savojardi, e togliendo dalle loro mani le piazze, e i castelli, che possedevano.
Fatti i trinceramenti, e preparata l’artiglieria, si diede principio all’assedio del castello.
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