Giunto ivi assicurò quel popolaccio che avrebbe accordato quanto bramava; e lasciò al principe di Spadafora, e ad altri cavalieri la cura di sedare quel tumulto. Non stentò poco questo principe col duca di Saponara, col principe di Alcontres, col duca Spinola, e con altri suoi parenti, ed amici, a frenare quei sconsigliati, e a distrarli dalla risoluzione di saccheggiare l’altra casa del Lardaria, che stava alla marina, e quella del cavaliere Minutoli, che lo avea ricoverato. Fu di mestieri di adoprare la forza, essendo venuti in loro soccorso alcuni drappelli di soldati, per impedire lo esterminio di quelle case, e per liberare il governatore, il quale, standovi di guardia due compagnie di granatieri, col mentito abito di soldato fu tratto dal palagio del Minutoli, e poi con una compagnia di cavalleria condotto con sicurezza al campo (2122).
Sedata la città, il principe di Spadafora, ch’era stato particolarmente incaricato di quietarla, andò al campo per ottenere al rivoltato popolo il perdono. Non gli fu difficile d’indurvi il marchese di Lede, il quale accomodandosi alle circostanze, lo accordò; e solo volle che questo cavaliere mediatore palesasse ai consoli, e a’ capi di strade il disgusto, ch’egli provato avea per questa tumultuazione, e dichiarasse loro, ch’ei era ivi per far giustizia a chiunque: e perciò, quando eglino restavano malcontenti, non doveano vendicarsi colle loro mani, ma ricorrere al governo, che avrebbe date le necessarie provvidenze per sollevarli. Per addimostrare poi la sua condiscendenza verso la città, consegnò al principe di Spadafora tre viglietti viceregî. Per il primo si accordava alla città l’apertura del particolare (2123), così per mare, come per terra.
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