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      Col secondo era esiliato Giuseppe Prescimone, avvocato fiscale della regia udienza, ch’era riputato nemico dei Messinesi. Col terzo accordò al senato, come propria abitazione il palagio dell’antica armerìa. Avea questo magistrato ottenuta dallo stesso vicerè l’amministrazione del proprio patrimonio della città, che riguardava le gabelle, sopra le quali aveano interesse i particolari cittadini, e la promessa di ulteriori grazie, come ne diede lo avviso al pubblico con un suo bando, che fu stampato nel giorno seguente 16 dello stesso mese di agosto.
      La dolcezza del governo spagnuolo tenea pur contenti i Siciliani; ma soffrivano tuttavia eglino le conseguenze degli ordini severi, che durante il governo savojardo si erano pubblicati, ed eseguiti per le controversie fra la santa sede, e la monarchia di Sicilia. Una innumerabile moltitudine di nazionali trovavasi lontana, i quali erano stati banditi dai ministri, o si erano da sè condannati ad un volontario esilio; a’ quali inoltre restavano sequestrati i beni, che possedevano in Sicilia. Quindi le famiglie gemevano nell’afflizione, vedendosi prive de’ loro parenti, e soffrivano la miseria; giacchè da una parte non potevano esigere i frutti delle rendite già incamerate, e dall’altra erano costrette a fare delle rimesse di denaro agli esiliati per farli sussistere. La corte di Spagna, quantunque fosse stata la prima a sostenere [501] la guerra con Roma, essendo questa briga nata nel primo governo di Filippo V, e avesse allora sostenuti i diritti della corona contro gli attentati della corte romana, trovandosi ora in buona armonia col papa, e tornando a’ suoi fini politici il conservarla, cominciò a desistere dal primo rigore.


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Storia cronologica dei vicerè luogotenenti e presidenti del Regno di Sicilia
di Giovanni Evangelista Di Biasi
Stamp. Oretea
1842 pagine 1481

   



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