Mentre si eseguivano questi di lui ordini, i vascelli inglesi, ed alcune galee [505] napolitane, che stavano dirimpetto sulle ancore, faceano giocare le loro artiglierie contro le soldatesche, le quali furono costrette ad intermettere l’incominciato lavoro. Rese perciò inutili le precauzioni del marchese di Lede, fu agevole allo esercito tedesco di marciare verso Taormina, che acquistò dopo molto tempo, e dopo di avere sparso il sangue di parecchi soldati. Gli Spagnuoli, dopo di averne contrastato il possesso parecchi giorni, al primo di luglio abbandonarono la città, e si ritirarono nel forte castello della Mola, dove, trovandosi ben muniti, si sostennero molto tempo (2137).
Stava a cuore del conte di Mercy lo acquisto di Messina, che gli veniva agevolato da quello di Taormina: ma per ingannare gli Spagnuoli, continuò a starsene fino ai 16 del mese sulle colline, facendo capire che aspettasse de’ soccorsi, per invadere il loro campo; dove per altro non mancavano di arrivare de’ rinforzi, e da ultimo vi erano giunti da Palermo quattro mila soldati fra fanti, e cavalieri, che il marchese di Montemar, rimosso il pericolo dalla capitale, vi avea spediti fino da’ 26 di giugno (2138). Riuscì lo inganno; mentre gli Spagnuoli si preparavano a ricevere il nemico, il Mercy la notte del detto giorno 16 di luglio decampò, e sulle ore quattro arrivò al lido dell’antico Nasso, oggi detto Schisò. Questa marcia fu guidata con così buon ordine, e tale fu il silenzio, con cui partì lo esercito, che gli Spagnuoli non la seppero che la mattina seguente 17 dello stesso mese.
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