Era opportuno a quest’oggetto quel vasto spazio coperto, che trovasi a porta di Termini, che sporge dalla porta istessa fino alle mura interne della città. Destinò adunque quello ampio luogo a mettervi le macchine, che doveano somministrare la farina agli abitanti, e fe perciò chiudere quella porta. Suggerì pure ai conventi, e a’ monasteri ancora di monache, che fabbricassero i loro Centimoli, e così provvide al bisogno della capitale. Essendo poi venuto il marchese di Lede da Morreale al convento di s. Teresa, fuori la Porta Nuova, andò egli a riverirlo, e gli raccomandò la città, da cui cavò promessa, che si sarebbe difeso nella campagna, e al più lontano, che si potesse, dalle muraglie di Palermo (2162).
      Lo esercito cesareo, che dopo la partenza degli Spagnuoli era entrato in Alcamo, fu diviso dal conte di Mercy in due colonne. Comandava egli la prima, con cui a’ 19 di aprile prese il cammino di Montelepre, e poi voltando verso il Giardinello salì per la montagna di Carini. Ivi si fermò alquanto, e spedì un distaccamento per impossessarsi del passo detto la Portella di s. Anna, da cui si potea scendere a Bocca di Falco, dove gli Spagnuoli si erano trincerati. Eravi ivi collocata la guarnigione spagnuola, la quale si oppose; ma dopo qualche scaramuccia fu costretta a ritirarsi. L’altra colonna, che era guidata dal barone Zumjugen, ebbe ordine di avviarsi verso la marina, e si fermò alla Favarotta, [511] presso la terra di Cinisi, per poi unirsi al resto dell’armata. Il conte di Mercy nel dì 20 di aprile s’impossessò senza veruna resistenza della terra di Carini, e fu da quegli abitanti guidato alla montagna di Bello Campo, dove si accampò. Partito il barone Zumjugen dalla Favarotta, e passando per Carini, andò sulla stessa montagna ad accoppiarsi col Mercy.