È Bello Campo, a piccola distanza da Palermo, da cui vedeansi i fuochi, che facea l’esercito. Il marchese di Lede, non tenendosi più sicuro sotto Morreale, decampò, e dopo di avere chiuso il passo a Bocca di Falco, alzandovi dei rivellini, si distese verso Malaspina, facendo, come una continuata trincea, dall’uno all’altro punto, sulla quale collocò varî pezzi di artiglieria, per impedire che gli Alemanni si accostassero. La cavalleria spagnuola si portò al Molo (2163).
Ecco dunque sulla fine di aprile ridotte le nostre campagne ad un teatro di guerra, nelle quali stavano due considerabili armate, che le rovinavano, senza sapersi il perchè: costando a tutto il mondo, che la pace erasi già fatta fino da’ 17 dello antecedente febbraio. Osservando il conte di s. Marco, che ciò nonostante i due generali aveano voglia di venire alle mani, cominciò a pensare alla difesa della città, risoluto di tribolare coloro che tentassero di offenderla. Chiamati perciò i collegi delle arti, affidò loro la custodia dei baluardi, e li provvide delle necessarie munizioni da guerra, per far fuoco contro i nemici della patria. Fe ancora dai medesimi guardare tutte le porte: ordinando, che non si permettesse lo accesso a veruno soldato alemanno, o spagnuolo, che fosse. Prescrisse per tenere tranquilla la capitale, che si facessero dai medesimi le ronde in tutte le notti. Moltiplicò i molini detti Centimoli dentro le mura, facendoli collocare alla porta di Vicari, dove vi era allora un ampio spazio simile a quello della porta di Termini, e fe anche murare la porta Felice (2164).
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