Gli Spagnuoli dal canto loro non intralasciavano di piantare de’ fortini, e di guarnirli di cannoni, per impedire ogni approccio. Ci trarrebbe troppo in lungo il riferire per minuto tutti i luoghi, ne’ quali gli uni, e gli altri si fortificavano, e gli attacchi, che le artiglierie degli uni faceano a’ rivellini degli altri per distruggerli. Questi combattimenti fra fortino, e fortino, e qualche piccola scaramuccia fra soldati, e soldati accaddero per tutto il mese di aprile, e sino al primo di maggio; ma furono di lieve momento; giacchè non apportarono veruno considerabile vantaggio ad alcuna delle parti belligeranti: se non vuolsi eccettuare quello attacco, che accadde a’ 29 di aprile, in cui, sebbene i Tedeschi si fossero impossessati della trincea degli Oliveri, vi restarono nondimeno malconci; giacchè oltre i molti feriti, ne perirono di essi intorno a dugento, fra’ quali il principe di Anhalt Brenbourg sargente maggiore del reggimento del principe di Hassia Cassel.
Fu però serio il combattimento accaduto a’ 2 di maggio. Erano gli Spagnuoli trincerati nel luogo detto lo Bianco, presso a quello degli Oliveri, dove aveano inalzato un fortino ben munito di cannoni. Uno alfiere spagnuolo disertò dalla sua compagnia, e venendo al campo nemico, avvertì i comandanti, che la guardia di quel fortino si facea malamente, passando i soldati le ore fra il sonno e il giuoco, e che era cosa agevole di sorprenderli. Questi avvertiti vi spedirono dopo mezzogiorno seicento granatieri, i quali, trovando i soldati della guarnigione disoccupati, ne uccisero la maggior parte, e s’impossessarono di quel rivellino.
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