Di poi i tre ordini dello stato fecero alla di lui presenza il giuramento di fedeltà, [514] giusta la formola letta dal protonotaro del regno, per la quale riconoscevano per loro legittimo sovrano l’augusto imperadore Carlo VI. Dopo questa funzione il Mercy si ritirò, e diede le disposizioni, che credette di essere necessarie (2172).
CAPO IX.
Niccolò Pignatelli Duca di Monteleone vicerè solo in tutto il regno.
Sebbene fosse stato eletto il vicerè Pignatelli al governo di tutto il regno, purnondimeno il Mercy, come abbiamo avvertito, nello entrare in Palermo fece le veci del sovrano, e collo ingresso pubblico, e col ricevere dagli ordini dello stato il ligio omaggio. Questo era un diritto, ch’ei si usurpava in tempo di guerra, come comandante dell’armata. Continuò egli ad esercitarlo, quantunque non mostrasse alcuna carta imperiale, che glielo accordasse, sino che giunse in Palermo lo eletto vicerè, che già dimorava in Messina. Durante questo spazio di tempo promulgò egli due bandi; l’uno a’ 18, e l’altro a’ 19 di maggio. Riguardava il primo lo smercio della moneta napolitana di argento, e di rame, che lo esercito cesareo avea recata; fu dato a questa moneta uno esorbitante prezzo nel bando, che non corrispondea alla nostra di Sicilia: e fu ordinato, che niuno in avvenire potesse ricusarla. L’altro bando vietava agli abitanti di poter portare armi da fuoco, o armi corte (2173). Comandò egli in questo breve tempo alla militare; e raccontasi ch’ei sulle prime fe strozzare, ed appiccare ad un palo uno sventurato Carinese, che non era reo di altro, che di aver rubata una piccolissima somma.
| |
Carlo VI Mercy Pignatelli Duca Monteleone Pignatelli Mercy Palermo Palermo Messina Sicilia Carinese
|