Fe il Pignatelli rispondere, che nella sua camera non vi erano tante sedie, quante bisognavano per i senatori. Penetrandosi dal pretore, e dai suoi colleghi l’oggetto di questa risposta, risolvettero di non andarvi; e il pretore, deposta la toga, e preso il proprio abito, si portò al regio palagio, per persuadere il duca che lo antico ceremoniale portava, che stando in piedi il vicerè, stasse anche ritto il senato: ma che trovandosi a letto, o a sedere, dovesse darsi sedia a questo magistrato. Il vicerè non volle udirlo, anzi nel giorno seguente lo carcerò in casa, e depose tre dei senatori, ai quali ne sostituì tre altri (2183).
Non fu bene appresa alla corte di Vienna la risoluzione violenta presa dal duca di Monteleone, e a’ 2 di aprile dell’anno di appresso 1722 arrivò l’ordine che fosse tosto il pretore scarcerato, e che fossero immediatamente reintegrati nella carica i tre senatori, che erano stati deposti. Per non mostrare però i ministri di Cesare, che non faceano conto delle rimostranze fatte dal vicerè, fu stabilito, che la giunta dei presidenti, e consultore esaminasse le reciproche ragioni del duca, e del senato, e che gli scritti da presentarsi dall’una, e dall’altra parte, una colla consulta del tribunale istesso, fossero spediti a Vienna per risolvere S. C. M. ciò, che stimerebbe più conveniente (2184). La condotta di questo governante, e la sua inazione indussero Carlo VI a non farlo continuare nel governo, e a dargli un successore, come ora diremo.
CAPO X.
F. Gioachino Fernandez Portocarrero conte di Palma, e marchese di Almenara, cavaliere gerosolimitano, vicerè.
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