Questo flagello ritornò a farsi sentire tre volte nella stessa città, e in molti luoghi del regno, e il danno, che al primo di settembre, e poi arrecò, si fa montare a tre milioni di scudi.
Se questo anno fu infelice alla Sicilia per i continovi ladronecci dello Sferlazza, e compagni, e per le scosse di terra, fu da un’altra parte fortunato per la sicurezza del commercio, che ottenne. Lo augusto Carlo sempre intento alla felicità de’ suoi vassalli, interponendo l’autorità del gran signore, con cui era in buona armonia, trattò, ed ottenne la pace, e la libertà del commercio colla reggenza di Tunisi, colla quale fu sottoscritto il trattato compreso in molti articoli a’ 23 di settembre (2203). Lo stesso di poi fu conchiuso co’ Tripolini. Così cominciò la bandiera imperiale ad essere rispettata, e le navi siciliane di allora navigarono liberamente, e in tutta sicurezza dagl’insulti de’ corsari (2204).
Era stata sino a quest’anno irreprensibile la condotta del vicerè; ma nel seguente 1727 diede egli, forse ingannato da’ suoi ministri, un passo irregolare, che molto contribuì a [523] farlo cadere da quella estimazione, in cui si trovava presso i Siciliani; azione, che fu universalmente riprovata da quelli ancora, ch’erano stati i di lui panegiristi. Questa è spesso la disgrazia di coloro, che stanno al governo degli stati. Fidando talvolta, più che non bisogna, a’ suggerimenti de’ loro consiglieri, e credendo di eseguire il giusto, prendono delle risoluzioni, che sono di poco decoro al loro nome.
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