Restò soddisfatto di questa bolla l’augusto imperadore; e la notizia arrivata in Sicilia riempì i buoni di consolazione, vedendo riconciliate le due corti, e levato ogni scandalo, che duranti le dissenzioni eterne, che aveano tribolata la nostra isola, non potea talvolta non suscitarsi negli animi scrupolosi. Il conte di Sastago ne restò oltremodo lieto, ed anelava il momento, che gli arrivasse l’ordine del sovrano per render pubblica la concordia, che tranquillava tutto il regno. Si trattenne egli intorno a tre mesi in Messina, e di poi pensò di venire a fare la sua residenza nella capitale. Fatto perciò [527] precedere il suo equipaggio, partì da quella città, e arrivò in Palermo ai 26 di ottobre. Fece lo stesso giorno il suo pubblico ingresso, e andossene a dirittura ad abitare al regio palagio. Dopo quattro giorni sortì in gala dalla sua abitazione, e andò alla cattedrale, dove fu ricevuto dal senato, e dallo arcivescovo, dal clero, dal ministero, e dalla nobiltà. Fu allora cantato l’inno ambrosiano in rendimento di grazie per il di lui felice arrivo, ed egli di poi fece nelle mani del pretore la solita promessa di confermare i privilegi della città.
Poco dopo il di lui arrivo, e nel dì di s. Carlo, sacro per il nome di S. M. Cesarea, fu aperto il collegio de’ nobili sotto la cura de’ pp. Teatini, che fu detto collegio imperiale, che molti magnati amanti del ben pubblico promossero, osservando che i Gesuiti, che doveano formarne un altro, andavano procrastinando a piantarlo.
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