Questa congiura, dice egli, dovea eseguirsi la notte de’ 3 di luglio, e i sollevati per riconoscersi erano convenuti di portare al braccio destro un pezzetto di tela bianca. Soggiunge, che un soldato genovese, ch’era a giorno della medesima, ne avvisò il governadore, che fe arrestare i colpevoli, e li [528] punì severamente, prima che potessero eseguire quanto meditato aveano. Di questa pellegrina notizia non ci dà altra prova, che il Mercurio storico, ch’è la fogna, che gli somministra i materiali degli ultimi anni della sua storia. Noi per quanto ci siamo affaticati a rivolgere le carte manoscritte, che ci restano delle memorie dell’anno 1729, non troviamo verun vestigio di questo fatto. La prova maggiore, che non sia accaduto, è il silenzio de’ cronisti Palermitani, che non avrebbono trascurato di rammentarlo, se vi avessero trovata una ombra di vero.
Fu l’anno 1730 pieno di tribulazioni e di aggravî per la Sicilia. Una confederazione improvvisa fattasi in Siviglia a’ 9 di novembre dell’anno antecedente 1729 fra la Spagna, la Francia, e la Inghilterra, alla quale ai 21 dello stesso mese si unirono gli Olandesi, sconcertò la quiete del gabinetto di Vienna, ed apportò de’ gravi danni al nostro regno. Assicurava questa allo infante Carlo Borbone il dominio della Toscana, e dei ducati di Parma, e di Piacenza, e stabiliva, che non più guernissero Livorno, Portoferraio, Parma, e Piacenza sei mila Svizzeri, come si era fissato nelle antecedenti capitolazioni, ma sei mila Spagnuoli.
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