Questa unione della Spagna coll’Inghilterra dispacque assaissimo a Cesare, e vieppiù gl’increbbe il cambiamento delle truppe in Italia, dandogli ombra, che gli Spagnuoli mettessero piedi in essa. Se ne dolse altamente, rimproverando al re Filippo V la infrazione de’ trattati, e fece delle pratiche col gran duca Giovan Gastone, e col duca Antonio di Parma, acciò ricusassero di ricevere ne’ loro stati le milizie di Spagna (2220).
Era egli anche irritato di questa lega, perchè non avea mai contradetto, che il ducato di Parma, e di Piacenza, e il gran ducato di Toscana fosse dato allo infante di Spagna Carlo; e solo volea, giusta il trattato della quadruplice alleanza, che ne prendesse la investitura come di feudi imperiali. Per mettersi però in istato di opporsi alle novità, che voleano farsi contro la fede delle convenzioni, e di difendere il suo, spinse in Italia uno esercito di trenta mila uomini, il di cui comando fu dato al conte di Mercy, quello stesso, che abbiamo detto, che venne a comandare in Sicilia l’armata tedesca. Tutte queste truppe furono disperse, parte nel ducato di Milano, e parte nel ducato di Massa, e nella Lunigiana, così per difendere gli stati d’Italia, come per opporsi agli Spagnuoli, se mai volessero venire a presidiare la Toscana, e i ducati di Parma, e di Piacenza (2221).
Le circostanze, nelle quali si trovava lo imperadore, erano assai critiche; non era egli in istato di resistere solo a quattro formidabili potenze, due delle quali erano signore del mare, cioè la Inghilterra, e la Olanda.
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