Era perciò a temersi, che non tentassero d’invadergli i due regni di Napoli, e di Sicilia colle loro squadre, alle quali non avea cosa opporre, essendo affatto sprovisto di forze navali. Previde il gabinetto di Vienna la imminente procella, e per assicurare questi due regni, vi mandò delle altre truppe, e scrisse pressantissime lettere a nome dello augusto sovrano, così al vicerè di Napoli, come al conte di Sastago, nelle quali avvisandoli, ch’era inevitabile la guerra, e che forse eglino ne avrebbono provati i primi effetti, comandava loro, che mettessero i due regni sul piede di una valida difesa (2222).
      Il conte di Sastago adunque, per adempiere gli ordini sovrani, nel mese di giugno cominciò a dar mano alle fortificazioni, che non solamente vennero risarcite, ma proviste abbondantemente di munizioni, e di viveri, e di quanto bisognava per una lunga resistenza (2223). Il castello di Palermo fu accresciuto di rivellini, e dalla parte di terra fu munito di una palizzata. Furono tagliati diversi alberi, ed appianati gli orti vicini al castello, dove, oltre gli attrezzi militari, e le provigioni da bocca, vi s’introdusse una prodigiosa quantità di cannoni, e colubrine. All’Acqua Santa, e presso il castello del Molo si alzò un nuovo fortino, e in questo, e alla Lanterna, e nel detto castello furono collocate le artiglierie, e le guarnigioni, per impedire ogni approccio degli Spagnuoli, o degl’Inglesi, e Olandesi (2224). Le medesime disposizioni furono date per le piazze di Messina, di Siracusa, di Augusta, di Trapani, di Milazzo, di Termini, e in somma per tutte le fortificazioni marittime della isola (2225).